La meraviglia di chi si riappropria delle emozioni: non sono mai stata una grande tifosa di calcio, ma sono da sempre una grande tifosa delle emozioni.Ieri sera l’abbraccio e le lacrime di Vialli e Mancini, ma anche di altri calciatori in campo mi serve su un piatto d’argento una considerazione: il pianto è una manifestazione che accompagna le emozioni forti di tutti e tutte, di maschi e femmine, di bambini e bambine.Dire a un bambino di non piangere perchè è un maschio lo depriva della possibilità di esprimere in modo sano le sue emozioni, facendolo vergognare di una parte importante di sè, passando il messaggio dannoso che i maschi non devono/possono esprimere le loro emozioni, fatta eccezione per la rabbia; è così che perdendo l’abitudine ad esprimerle spesso i maschi perdono la capacità dei riconoscerle e tutte le emozioni si appiattiscono su quell’unica che reta loro permessa: la rabbia, appunto.L’altra faccia della medaglia è che se si insegna ai maschi a non piangere perchè non è appropriato, e lo si consente senza restrizioni alle femmine, si gettano le basi di una discriminazione che radica già nell’infanzia.Allora, prendiamo esempio da questo bell’esempio di uomini veri, che si sono dati la libertà di piangere abbracciati, difronte a tutta Europa, per la gioia del bel risultato calcistico raggiunto.Un bel passo avanti è spiegare ai bambini e alle bambine, senza distinzione, perchè si piange (è solo il modo che il nostro corpo ed il nostro cervello hanno per abbassare la pressione emotiva rendendola più gestibile), farcendoli ragionare (secondo l’età) sul perchè di quell’emozione, insegnando loro a dare un nome a tutte le diverse emozioni e aiutandoli a parlarne, e ad esprimerle per maturare quella fondamentale intelligenza che è l’intelligenza emotiva